Al momento stai visualizzando Quanto scalda davvero una stufa a bioetanolo? Il calore che non ti aspetti

Le stufe a bioetanolo sono tra le soluzioni più discusse degli ultimi anni, sia per la loro estetica piacevole, sia per la promessa di un calore pulito, senza bisogno di canna fumaria.

Approfondiamo insieme cosa significa davvero riscaldare con una stufa a bioetanolo e qual è la natura della loro efficienza. E vediamo anche per chi è destinata questa soluzione.

Una fiamma vera, ma scalda davvero?

Chi si avvicina a una stufa a bioetanolo spesso lo fa attratto dall’atmosfera che riesce a ricreare: quella fiamma danzante, reale, che ricorda un caminetto, ma con gli indubbi vantaggi di non produrre né fumo né aver bisogno di legna.

La verità è che sì, scalda davvero. Il bioetanolo, bruciando, sprigiona un calore diretto e immediato, percepibile a pochi minuti dall’accensione.

Il calore non è solo decorativo: una buona stufa da 2-3 kW può tranquillamente riscaldare una stanza di 20-30 mq, con soffitti standard e un isolamento sufficiente. Questo la rende perfetta per piccoli appartamenti, open space ben coibentati, uffici, taverne o stanze dove il termosifone non arriva. Ma attenzione: non aspettarti le prestazioni di una caldaia o di un impianto a termosifoni.

Oltre alle stufe al bioetanolo, potresti anche pensare di acquistare dei camini a bioetanolo di cui la funzione è molto simile.

Quanto spazio può coprire?

In media, ogni kilowatt di potenza di una stufa a bioetanolo copre circa 10 metri quadri. Quindi, va da sé che con una stufa da 3 kW puoi aspettarti di riscaldare interamente una stanza da 30 mq.

Però, c’è anche da dire che, molto dipende da fattori ambientali: se l’ambiente è ben isolato, sentirai il calore in modo più omogeneo. Al contrario, una stanza con spifferi o soffitti molto alti disperderà più velocemente il calore.

Chi vive in affitto o ha spazi ristrutturati parzialmente può trovare nella stufa a bioetanolo una soluzione ideale: facile da installare, non richiede permessi né opere murarie, e può essere spostata in futuro. È una libertà che inquilini e proprietari di seconde case apprezzano molto.

Dopo quanto tempo si sente il calore?

Uno dei vantaggi principali di queste stufe è la rapidità di propagazione del calore.

Basta accenderla, e in pochi minuti si percepisce un calore diretto, localizzato. Questo è particolarmente apprezzato da chi lavora da casa e desidera scaldare solo l’ambiente di lavoro, come ad esempio un piccolo studio o una zona giorno.

Tuttavia, bisogna distinguere tra calore percepito e riscaldamento uniforme. Il calore sarà più concentrato vicino alla fiamma, mentre per scaldare l’intero ambiente in modo omogeneo ci vorranno anche 30-60 minuti, a seconda della metratura e della disposizione della stanza.

Può sostituire il riscaldamento tradizionale?

Qui è importante essere chiari: no, non è una sostituta di un impianto tradizionale.

È sì una fonte di calore integrativa, perfetta per creare punti di calore in ambienti dove il riscaldamento non arriva o non è sufficiente, ma la realtà è che non può garantire una temperatura costante in tutta la casa, specialmente in inverno o in ambienti molto ampi.

Chi cerca un’alternativa economica al riscaldamento centralizzato, magari in città con impianti condominiali obsoleti, deve considerare che il bioetanolo è sì pulito, ma non sempre economico sul lungo termine.

Quanto consuma?

Un consumo medio va dai 0,2 ai 0,5 litri di bioetanolo all’ora.

Che tradotto in termini pratici significa che una tanica da 5 litri può durare da 10 a 25 ore, a seconda della potenza e dell’uso. Considerando che una tanica costa tra 10€ e 15€, il costo orario si aggira tra 0,40€ e 1,50€.

Chi è attento al portafoglio deve considerare questo aspetto: usare la stufa tutti i giorni per diverse ore può comportare un costo mensile rilevante, soprattutto in inverno. È quindi più sensato usarla per scaldare ambienti occasionali o per integrare il riscaldamento in modo mirato.

Occhio agli errori più comuni in tema stufe alimentate a bioetanolo

1. Il mito del “non serve ventilazione”

Molti pensano che, non avendo canna fumaria, la stufa a bioetanolo sia totalmente “senza pensieri”. In realtà, ogni combustione consuma ossigeno e produce anidride carbonica e umidità. In ambienti piccoli o non arieggiati, questo può portare a una sensazione di aria pesante o, peggio, a rischi per la salute.

Quindi sì, la stufa può stare in camera da letto o in bagno, ma serve una finestra da aprire ogni tanto, o una buona ventilazione passiva.

2. Si sopravvaluta la sua capacità di riscaldamento

C’è l’idea che una stufa a bioetanolo possa riscaldare tutta la casa. Non è così. La sua potenza è reale ma limitata. È ottima per un ambiente specifico, ma non per più stanze, a meno che non siano comunicanti e di piccole dimensioni.

Pensarla come fonte principale di calore porta spesso a delusioni. Chi cerca un’alternativa totale all’impianto a gas o una stufa a pellet dovrebbe guardare ad altre soluzioni.

3. Si sottovaluta il costo nel lungo periodo

Una tanica può sembrare economica, ma l’uso quotidiano, ad esempio 4 ore al giorno, può portare a consumare 60 litri al mese, ovvero circa 150€. Per molti è una sorpresa. Per questo è fondamentale calcolare bene le proprie abitudini e decidere quando usarla davvero.

Quando la stufa a bioetanolo è davvero la scelta giusta

La stufa a bioetanolo è una scelta interessante, anche elegante se vogliamo e certamente pratica per chi vuole riscaldare ambienti specifici senza interventi strutturali, oppure per chi cerca un’alternativa occasionale, portatile e adatta anche agli affittuari. C’è un ma: va capita e usata per quello che è, ovvero un supporto, non una sostituzione totale del riscaldamento tradizionale.

È ideale per chi lavora da casa, vive in piccoli appartamenti, ama il design e desidera una soluzione pulita e immediata. Devi considerare però che richiede attenzione, ventilazione e una valutazione realistica del consumo mensile.

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